Un Buddha di carne non può passare attraverso il tempo
Nulla che sia fatto di carne può durare per sempre, e nemmeno conservare la propria forma per molto tempo. La carne si corrompe e decompone, tutto ciò che è fatto di carne invecchia e muore. Ma questa non è un’imperfezione della carne, è la natura della carne, la perfetta espressione della carnalità. Siamo veramente dei Buddha. Buddha di carne.
Barry Magid (Maestro dell’Ordinary mind Zen school)
Le nostre speranze sono tutto per noi, ne muoiono alcune e subito vengono sostituite da altre “quando sarò grande farò questo o quest’altro” poi la vita invece va per conto suo e ti ritrovi grande e le tue speranze sono state tradite-svanite, e soffri….Ma ecco che come la fenice risorgonno dalle proprie ceneri e sotto altre spoglie altre visioni di vita futura si rigenerano. E’ l’Uomo che sembra non poterne fare a meno, è cosi piacevole coltivare speranze per la nostra vita, ci allevia il peso della quotidianità, è così euforizzante sentirle sorgere dentro di noi è come l’arrivo della primavera, lo sbocciare dei primi fiori. Ma ecco che assieme alle speranze arrivano anche i timori. La vita spesso ci maltratta, la sofferenza è nostra compagna inseparabile ed il pensiero che le nostre speranze vengano nuovamente deluse si fa strada, il pensiero di non essere capaci di poterle realizzare ci perseguita, il pensiero di non avere molto tempo ci tormenta. Speranze e timori sono le facce della stessa medaglia, rinunciare alle une significa anche rinunciare alle altre.
Già…ma come possiamo rinunciare a qualcosa che è proprio della natura umana, come possiamo rinunciare alla nostra carnalità, la stessa materia di cui siamo costituiti? Non possiamo rinunciare alla nostra carne se non morendo, ed allo stesso modo non possiamo rinunciare alle nostre speranze, semplicemente loro sorgono, si manifestano e con esse si manifestano i timori. Entrambi hanno i loro buoni motivi per farlo, se non altro le prime ci fanno sentire più spensierati e i secondi ci aiutano a non esserlo troppo. Desiderare qualcosa non è un difetto, non è un problema, è proprio della nostra natura desiderare qualcosa di buono per noi, non dobbiamo estirpare il desiderio dai nostri cuori, si inaridirebbero. Siamo dei Buddha così come siamo, siamo già perfetti, la natura ci ha creato così, non c’è niente da cambiare in noi. Buddha era un uomo ed in quanto uomo è andato incontro a vecchiaia, malattia e morte, il suo grande merito è stato quello di aver pienamente accettato l’impermanenza delle cose e di aver quindi lasciato cadere tutti gli attaccamenti.
Non possiamo estinguere ciò che fa parte della nostra natura, la nostra vita si estinguerebbe o ne verrebbe fortemente limitata. Che senso ha dunque praticare se le nostre vite non possono essere trasformate-migliorate dalla pratica stessa?
pag. 3 Abbiamo mai provato a lasciar cadere ogni attaccamento alle nostre prospettive di trasformazione-miglioramento-guarigione a riguardo della nostra vita?
Se la risposta a questa domanda è NO, beh, allora la pratica ci aiuterà a farlo.
Se la risposta a questa domanda è SI, beh, allora la pratica ci aiuterà a farlo ancora, ancora e ancora.