Imparare da tutto
Ecco una bella differenza tra chi pratica e chi no: l’opportunità di imparare sempre qualcosa da quello che succede, indipendentemente da cosa capita! Che sia qualcosa di piacevole o di spiacevole oppure nè piacevole nè spiacevole, attraverso la pratica abbiamo sempre l’opportunità di imparare da quello che sperimentiamo. Un aspetto molto importante della pratica è proprio la determinazione nell’osservare attentamente cosa succede dentro noi stessi, al di là se la cosa ci piaccia o meno. Gli stati della mente sono sia positivi che negativi: possiamo provare felicità o rabbia, possiamo sperimentare noia, agitazione, beatitudine. Alcune cose ci piaceranno altre meno, altre per niente ma la pratica ci suggerisce di accoglierle tutte con cuore aperto, di essere in pace con tutto ciò che si manifesta! Ecco che allora tutta quella fatica di rincorrere i nostri desideri e di cercare di evitare quello che non ci piace si trasforma in comprensione. Abbiamo la possibilità di comprendere che la vera felicità non si trova nel realizzare tutti i nostri desideri né dall’evitare quello che non ci piace. Siamo realisti, in questa vita ci sarà sempre qualcosa che alla nostra mente non piace ma se riusciamo ad accettare, ad accogliere totalmente ogni aspetto della vita conosceremo la pace della mente e del cuore.
Dice Ajahn Viradhammo: “Quando diciamo che la consapevolezza o presenza mentale è la via della libertà, significa che siamo pienamente consapevoli di cose come la rabbia, la paura e la gelosia. Ma le vediamo più come condizioni mentali che come realtà concrete. Quando queste cose cambiano e non vi crediamo allora il nostro mondo non sarà più condizionato da esse. Perciò se sono arrabbiato con i miei figli, con il cane, con il governo o con i suoceri, vedo che è solo rabbia e basta. Non attaccatevi e non create un mondo intorno a questi stati d’animo. Siate pazienti e vedrete che passeranno. […] Per esempio, se provate rabbia e avete fiducia in questa rabbia, che succede? In una parola: sofferenza! Ma se avete fiducia nella conoscenza che quella è una sensazione di rabbia, che è un oggetto mentale e non una realtà permanente, allora questo è retto conoscere, è il nostro rifugio nel Buddha. Se avete fiducia che questa rabbia passerà, che non dovete né reprimerla né attivarla, allora questo è in armonia con la natura ed è il nostro rifugio nel Dhamma. Anche se la rabbia potrebbe portarmi verso la violenza avrete fiducia nella virtù di non danneggiare gli altri. Questo è il rifugio nel Sangha”.
Il Sentiero buddhista è un sentiero di trasformazione, dove tutto, ma proprio tutto deve essere riconosciuto come parte della Via. Ogni nostro aspetto, qualunque esso sia, è lì per essere osservato con chiarezza, per essere visto così com’è, e in questo vedere, scoprire la libertà.
Ajahn Munindo lo spiega con queste parole: “Parlando della nostra pratica, preferisco usare la parola ‘trasformazione’ anziché trascendenza. La parola ‘trascendenza’ può evocare un lasciarsi dietro qualcosa di inferiore e andare verso qualcosa di più alto. Non credo che possiamo permetterci di lasciare indietro qualcosa, eccetto le nostre false idee, e questo è come non lasciarsi dietro niente. Non trascendiamo assolutamente niente, accogliamo assolutamente tutto. Continuiamo a muoverci verso una più grande e tempestiva ricettività, finché troviamo una prontezza, e riconoscere che esistono sventure costantemente fluida, a dare il benvenuto a ciò che ci sta di fronte proprio in questo momento”.
La via della trasformazione è il prendersi cura delle nostre azioni e parole sbagliate. Scoprire quali sono le zone su cui lavorare e questo è una nostra responsabilità personale. E’ ovviamente il lavoro di tutta una vita ed io personalmente ho molto su cui lavorare. Vorrei concludere ringraziando tutte le persone che, chi in una maniera chi in un’altra, continuano a sostenermi e incoraggiarmi in questo cammino.
Trasformare le avversioni in buona sorte da Le vie di liberazione S.S. il Dalai Lama
Fare in modo che le circostanze avverse divengano il sentiero per l’illuminazione è una delle indicazioni più potenti e ineguagliabili che ci vengono dagli insegnamenti per l’addestramento della mente. per adottare un punto di vista positivo Dato che le nostre vite sono tormentate da diversi tipi di difficoltà e sofferenze, tali insegnamenti hanno un grande valore. In quest’era degenerata è molto difficile portare avanti la ricerca spirituale. Perciò dobbiamo sviluppare determinate tecniche che possano aiutarci a trasformare forze a noi contrarie in forze a noi propizie, elementi dannosi in inestimabili fonti di insegnamento e circostanze avverse in circostanze favorevoli. Questo genere di saggezza o abilità è molto benefico.
Ogni cosa nella vita, bene, male, felicità, dolore, successo, fallimento, deve essere guardata da una giusta angolazione. Nulla è semplicemente bianco o nero, ogni cosa ha sfumature e gradi diversi. Se la sventura è vista da un’angolazione negativa, naturalmente è scoraggiante e dolorosa. Pertanto è essenziale imparare ad adottare un punto di vista positivo. Si può paragonare la propria sventura a quella di coloro che sono più infelici e che esistono sventure più grandi dalle quali si è stati risparmiati. Un atteggiamento di questo tipo riduce il peso della propria sofferenza e fornisce maggiori conoscenze riguardo alla natura del soffrire. Si diventa più aperti e rilassati. D’altra parte, le persone che non sono capaci di vedere i propri problemi in maniera flessibile, si deprimono e sono infelici. Va da sé che la nostra mente gioca un ruolo molto importante nel dare alle nostre vite maggior valore e maggior serenità. Non si tratta di raggiungere una grande abilità spirituale, è semplicemente questione di buon senso.
Ed. Il Saggiatore, 2009 p 297-298