Toccare terra – Ajahn Amaro
Mi interessa riportare alcuni passi, questo è il primo, sul gesto del Buddha di “toccare terra”. Mi sembra significativo che, mentre Gesù volge le mani al cielo, Buddha le rivolga verso la terra. Sarà un argomento da approfondire – se avete idee, riflessioni, passi da riportare inviateli a info@lapagoda.org: grazie! rodolfo
Ajahn Amaro in questo passo tratto dal suo “Piccola barca, grande montagna” (2011, Santacittarama p. 78), ce ne parla nei termini di una connessione tra interiorità ed esteriorità.
Toccare terra
Il Buddha che delicatamente tocca la terra è una metafora meravigliosa. Ci insegna che anche se possediamo uno spazio interno illuminato e libero, questo spazio deve essere connesso al mondo fenomenico. Altrimenti non c’è compiutezza. Per questo motivo meditare con gli occhi aperti è, in un certo senso, un utile ponte. Noi coltiviamo un vasto spazio interiore, che però è necessariamente collegato al mondo fenomenico. Se c’è sono una esperienza interiore soggettiva dell’illuminazione, siamo ancora intrappolati. L’esercito di Mara non si arrende. Le contrarietà sono ovunque, la dichiarazione dei redditi, la burocrazia, le invidie. Vediamo che sono vuote, ma continuano ad arrivarci da ogni parte.
Però, nel protendersi a toccare la terra, il Buddha riconosce che sì c’è il trascendente e l’incondizionato. Ma anche l’umiltà richiede non solo di afferrare l’incondizionato e il trascendente. Il Buddha ha affermato che: “C’è il condizionato. C’è il mondo sensibile. C’è la terra che costituisce il mio corpo e il mio respiro e il cibo che mangio”.
L’atto di protendersi dal trascendente esprime: “Come potrebbe il pieno coinvolgimento nel mondo sensoriale corrompere la libertà innata del cuore?”.
Tale libertà è inarrestabile, incorruttibile e inconfondibile con nessuna esperienza sensoriale. Allora perché non lasciare entrare tutto? Riconoscendo apertamente, liberamente il limitato (il bisogno di invocare la dea madre a testimone, per esempio) l’illimitato manifesta tutto il suo potenziale. L’esitazione, la cautela di tenere lontano il condizionato, tradisce una fondamentale mancanza di fede nell’inviolabilità naturale dell’incondizionato.
Un’altra frase che esprime lo stesso concetto è “la natura del cuore è intrinsecamente radiosa, le contaminazioni sono solo visitatori” (A 1.61 cittam pabhassaram, akandukehi kilesehi). Indica che la natura del cuore è intrinsecamente pura è perfetta. Le cose che sembrano contaminare questa purezza sono solo visitatori di passaggio, viandanti che si trovano lì per caso. La natura del cuore non può essere veramente corrotta da nulla di tutto ciò.