Viaggio, ma ritorno al respiro – Gunaratana – Lt a La Pagoda cap. 5
Viaggio, ma ritorno al respiro
Nella pratica di consapevolezza, l’attenzione al respiro non è rigida concentrazione, è ciò da cui partire e ciò a cui tornare abbracciando in questo viaggio i diversi contenuti che si presentano alla mente. Nella pratica meditativa dovremmo vedere dapprima il corpo e la mente come entità separate. Avendole comprese separatamente, dovremmo vederne la loro fondamentale interconnessione.
La radice di ogni stato mentale si trova dentro di noi. Se non avessimo la radice dell’avversione, nessuno ci potrebbe far arrabbiare. Imparare a definire lo scopo della pratica. La mente non può mai essere concentrata senza un oggetto mentale: è per questo che si sceglie quale supporto il semplice flusso del respiro alle narici. Quando viene meno il respiro grossolano, allora sorge quale segnale di concentrazione il respiro sottile. La mente non sta tutto il tempo con la sensazione del respiro: essa va ai suoni, ai ricordi, alle emozioni, alle percezioni, alla coscienza e anche alle formazioni mentali. Quando la mente segue tali esperienze, noi dovremmo dimenticarci della sensazione del respiro, e immediatamente mettere a fuoco l’attenzione su tali stati: uno alla volta però, non tutti insieme. Appena questi scompaiono, lasciamo che la nostra mente ritorni al respiro, che è la casa alla quale la mente può ritornare dopo i brevi o lunghi viaggi nei vari stati della mente e del corpo.