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“Silenzio e ascolto” a Camaldoli, due letture de La Pagoda

Di seguito due letture de La Pagoda sul tema “Silenzio e ascolto”  presentate il  3 giugno ’17 in occasione della Veglia di Pentecoste al Monastero di Camaldoli.

La prima ha per titolo “Il discorso di colui che si diletta dell’unica cosa che conta” e fa riferimento all’importanza della consapevolezza del respiro.

La seconda, di Ajahn Chah, fa riferimento al “Flusso nel momento presente”

 

Il discorso di colui che si diletta dell’unica cosa che conta

Bhaddekaratta Sutta – Majjhima Nikaya, 131 – Canone Pali

Così ho un udito. Una volta il Beato soggiornava presso Savatthi, nel boschetto di Jeta, nel giardino di Anathapindika. Si rivolse ai monaci e disse: “Monaci”, i monaci risposero: “Venerabile signore!”. Il Beato disse: “Vi riassumerò (…) dettagliatamente chi è colui che si diletta nell’unica cosa che conta. Monaci, ascoltate attentamente”. “Sì, venerabile signore!”, risposero i monaci. E il Beato disse:
“Che nessuno insegua il passato,
né coltivi speranze per il futuro,
poiché il passato non c’è più
e futuro non è ancora arrivato.

Si osservi via via attentamente
ogni condizione che sorge nel presente,
in maniera invincibile e incrollabile,
la si conosca e se ne sia certi.

E in questo preciso momento che occorre praticare con ardore.
Domani potrebbe sopraggiungere la morte, chi lo sa?
Non è possibile scendere a patti con essa,
la morte, e le sue possenti schiere.

Colui che dimora ardentemente così nel momento presente,
che si impegna di continuo, giorno e notte,
è detto “colui che si diletta dell’unica cosa che conta”,
è definito “calmo”, “saggio”.
O monaci, vi ho riassunto (…) dettagliatamente chi è “colui che si diletta dell’unica cosa che conta”. Così disse il Beato. Contenti, i monaci approvarono le sue parole.

 

Il flusso nel momento presente

da  Imparare ad ascoltare del venerabile Ajahn Chah – Ass. Santacittarama, 2014
Discorso offerto nel settembre del 1978 al Wat Nong Pah Pong- Thailandia

Una sera, durante una riunione informale presso il suo alloggio, l’Ajahn Chah disse: «Quando ascoltate il Dhamma, dovete aprire il vostro cuore e nel centro di esso raccogliervi. Non cercate di accumulare quel che sentite né sforzatevi di trattenerlo scrupolosamente nella vostra memoria. Lasciate solo che il Dhamma fluisca nel vostro cuore e si riveli, e mantenetevi costantemente aperti al flusso nel momento presente. Ciò che è pronto per essere trattenuto, resterà. Avverrà da sé. Succederà da sé, non per mezzo di un impegno forzato da parte vostra. Continuate la vostra pratica, non importa cosa stiate facendo. Praticare non dipende da alcuna postura, come stare seduti o camminare. Piuttosto, si tratta di essere di continuo mentalmente presenti al flusso della vostra consapevolezza e delle vostre sensazioni. Non importa cosa stia succedendo, raccoglietevi in voi stessi e siate sempre mentalmente presenti e consapevoli di quel flusso.»
Poi l’Ajahn proseguì dicendo: «La pratica non è andare avanti, ma c’è movimento in avanti. Nello stesso tempo, non è andare indietro, ma c’è movimento all’indietro. Infine, la pratica non è fermarsi e restare fermi, ma c’è il fermarsi e lo stare fermi. Perciò, c’è movimento in avanti e all’indietro come pure lo stare fermi, ma non potete dire che si tratti di uno dei tre. La pratica infine giunge ad un punto nel quale non c’è né movimento in avanti né movimento all’indietro, e nemmeno lo stare fermi. E allora dov’è?»
In un’altra occasione informale, disse: «Per definire il buddhismo senza troppe frasi e parole, possiamo dire semplicemente: “Non aggrapparti o attaccarti a nulla. Resta in armonia con il presente, con le cose così come sono.»

 

 

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