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La quercia nel cortile, il novembre di Tae Hye sunim

Novembre con Tae Hye sunim – Abate del Tempio Musang Am di Lerici

Indicazioni per la pratica di Dharma – novembre 2017: Non-attaccamento

Nella meditazione seduta la maggior parte dei praticanti ha bisogno, almeno all’inizio, di un oggetto. Così si può p.es. essere consapevoli del respiro, del corpo intero, delle sensazioni o degli stati mentali.

Quando la mente si calma e ci sono meno pensieri vaganti, la meditazione può svolgersi anche senza un oggetto specifico, in uno stato di presenza mentale integrale o consapevolezza non selettiva. Quindi osservate il flusso delle immagini mentali e delle sensazioni nel loro sorgere, senza indulgere in critiche o apprezzamenti. Notate ogni avversione e attrazione; ogni immagine, irrequietezza o tranquillità al loro nascere, e lasciate andare!

Quando il senso di chiarezza diminuisce, o se cominciate a sentirvi sopraffatti dalle impressioni, potete ritornare a un oggetto di meditazione (come il respiro). Quando ritorna un senso di stabilità profonda, potete nuovamente abbandonare l’oggetto specifico.

Se, anziché essere sopraffatti dai pensieri che sorgono, iniziamo a vederli nel loro spontaneo presentarsi, siamo in una fase di meditazione, se pur iniziale. Si indeboliscono le identificazioni soggettive con ciò che pensiamo.
L’atteggiamento contemplativo è non cercare di essere qualcosa o diventare qualcosa, ma solo osservare quello che si manifesta:

Ci sono sensazioni, ma io non sono le sensazioni
Ci sono percezioni, ma io non sono le percezioni
Ci sono desideri, ma io non sono i desideri
Ci sono pensieri, ma io non sono ciò che penso.
Ci sono dolori, ma io non sono il dolore.
Ci sono angosce, ma io non sono l’angoscia.
Ci sono paure, ma io non sono la paura.
Ci sono stati di rabbia, ma io non sono la rabbia.
Ci sono pensieri del passato, ma io non sono il passato
Ci sono pensieri sul futuro, ma io non sono il futuro.
Perché non sono nel tempo quando torno all’essenza.

Nel Anāthapindika-sutra (Ekottarāgama LI,8 ; la versione Theravāda nel Majjhima-nikāya 143) il Buddha insegna al suo discepolo Anāthapindika, che era molto malato, il non-attaccamento e lasciar andare dicendo:

“Il corpo non è me. Non sono limitato dal corpo.
Le sensazioni non sono me. Non sono limitato dalle sensazioni.
Le percezioni non sono me. Non sono limitato dalle percezioni.
Le tendenze non sono me. Non sono limitato dalle tendenze.
La coscienza discriminante non è me. Non sono limitato dalla coscienza discriminante.
Il passato non è me. Non sono limitato dal passato.
Il presente non è me. Non sono limitato dal presente.
Il futuro non è me. Non sono limitato dal futuro.”

Possiamo ricordare e contemplare queste parole del Buddha all’inizio della seduta meditativa e anche durante la giornata nella vita quotidiana.

Qualcuno chiese: “Qual è il mio sé?”
Zhaozhou disse: “La quercia nel cortile. Guardala.”

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