Capodanno 2018 a La Pagoda in un video e nelle parole di Suzuki Roshi
Il Capodanno a La Pagoda si è svolto quest’anno all’insegna del messaggio “Namo Budhdaya”, “Rendo Omaggio al Buddha”. In questo inchino non possiamo che far riecheggiare le parole di Shunryu Suzuki Roshi, già da noi riportate in questo sito l’8 maggio 2012. Qui Suzuki Roshi allude alla profonda risonanza di questo gesto.
“Inchinarsi è una pratica molto seria. Dovreste essere sempre pronti a inchinarvi, persino nell’ultimo attimo di vita. Anche se è impossibile sbarazzarci dei nostri desideri egocentrici, dobbiamo farlo. La nostra vera natura lo esige”.
Dopo lo zazen ci inchiniamo fino a terra nove volte. Inchinandoci abbandoniamo noi stessi. Abbandonare se stessi significa abbandonare le proprie idee dualistiche. Perciò non c’è alcuna differenza tra fare zazen e inchinarsi. Comunemente inchinarsi significa tributare onori a qualcosa più degno di rispetto di noi. Ma quando vi inchinate davanti a Buddha, non dovere avere alcuna idea di Buddha, voi semplicemente divenite un tutt’uno con Buddha, siete già Buddha stesso. Quando diventate tutt’uno con Buddha, tutt’uno con tutto ciò che esiste, scoprirete che cosa significa ‘essere’. Quando dimenticate tutte le idee dualistiche, ogni cosa diventa il vostro maestro, e tutto può essere oggetto di venerazione.
Quando tutto questo esiste all’interno della vostra grande mente, ogni relazione dualistica scompare. Non c’è distinzione tra cielo e terra, uomo e donna, maestro e discepolo. Ora un uomo si inchina ad una donna, ora una donna si inchina ad un uomo. Ora il discepolo si inchina al maestro, ora il maestro si inchina al discepolo. Un maestro che non sa inchinarsi davanti al proprio discepolo, non sa inchinarsi davanti a Buddha. Talvolta maestro e discepolo si inchinano entrambi al Buddha. Talvolta può darsi che ci inchiniamo davanti a gatti e cani.
Nella vostra grande mente ogni cosa possiede lo stesso valore. Ogni cosa è il Buddha stesso. Vedete o udite qualcosa: ecco, per voi ogni cosa proprio così com’è. Nella vostra pratica dovete accettare ogni cosa così come è, tributando a ciascuna cosa lo stesso rispetto tributato a un Buddha. Ecco, qui c’è la Buddhità. Allora Buddha si inchina a Buddha e voi vi inchinate a voi stessi. Ecco il vero-inchino.
Se non possedete questo fermo convincimento della grande mente nella pratica, il vostro inchino sarà dualistico. Se siete voi stessi e basta, vi inchinate a voi stessi nel vero senso, e siete tutt’uno con ogni cosa. Solo quando siete completamente voi stessi, siete in grado di inchinarvi davanti a ogni cosa nel vero senso. Inchinarsi è una pratica molto seria. Dovreste essere sempre pronti a inchinarvi, persino nell’ultimo atto di vita; quando non potete fare altro che inchinarvi, dovete farlo. Questo tipo di convincimento è necessario. Inchinatevi con questo spirito e tutti i precetti, tutti gli insegnamenti saranno vostri, e possederete ogni cosa all’interno della vostra grande mente.
da Shunryu Suzuki, Mente zen, mente di principiante, Ubalbini, 1976, pp. 38-39