3° giorno, Vallombrosa-Rignano – in cammino verso Careggi
da VALLOMBROSA a RIGNANO sull’ARNO
Terza tappa 14 luglio ’18 – Cammino di Solidarietà da La Pagoda alla Sala del silenzio presso l’Ospedale di Careggi – FI
Dalla colazione si capisce che forse anche la cena sarebbe stato meglio farla alla ‘reggia’ del “Croce di Savoia”! Gli odori di aristocrazie e nobiltà passate si confondono con i profumi di torte appena preparate. Nel sorriso con cui il gestore ci saluta si leggono i misteriosi paradossi del luogo. Ancora un momento in camera, più per divertirci nel salire e scendere dal terzo piano con un antico ascensore di legno e vetri e con una pancetta per gustarsi, anche da lì tranquillamente seduti, il … paesaggio!
Si ritorna a Vallombrosa, si scende tra filari di grandi alberi per giungere al bivio di sempre …CAI 9 o 9a? Usualmente si prendeva quello sulla destra, il 9a, che più avanti portava alla cappella e alla fonte di S. Gualberto. La freccia arancione della Via Ghibellina indica a sinistra il Sentiero 9. Questa volta seguiamo le indicazioni della Via Ghibellina volgendo a sx, dove il 4-5 marzo del 2015 una forte tempesta ci aveva reso impossibile procedere per la caduta di alberi. Oggi è tornato ad essere un sentiero ampio e signorile in una foresta che ti induce ancor più a percepire la dignità aurea del camminar pellegrino.
Ed eccoci al punto già segnalato ieri. La Via Ghibellina è stata tracciata per chi viene da Firenze. Per noi che la seguiamo in senso inverso quando troviamo una freccia siamo confermati nel qui e ora….ma davanti ad un bivio quale sarà la strada da seguire per ritrovare la prossima indicazione?! Questo per giustificarci nell’essere riusciti ad allungare la tratta di metà ..i 15km senz’altro saranno stati quasi 18 a dir poco!! Siamo riusciti pure a rendere un sentiero che scivola a valle in uno che piega in salita!
Si giunge alla Pieve di San Pietro a Pitiana che unisce al fascino della Pieve e quello della vallata che si apre verso valle e dove Firenze sembra celarsi dietro un sottile strato di foschia.
La Pieve, ora chiusa, nasconde la possibilità di riempire le borracce…ma la ricerca non è facile. Eppure guidati dalla necessità riusciamo a trovare la fontanella tra gli angoli dell’edificio. La sete e un po’ di riposo all’ombra senz’altro ci daranno modo di goderci di più…l’ultimo tratto!
Pur con qualche difficoltà la Via Ghibellina si individua per il selciato che di tanto in tanto emerge, per merito di chi ha fatto di questi territori una passione.
Quando si giunge a Rignano, prima di passare il ponte sull’Arno, si telefona alla famiglia Olmi che gestisce l’Associazione La Formica. Ci diamo un appuntamento affinché possano condurci alla Casa del Pellegrino, presso gli Orti sociali.
Dal ponte vi è una scorciatoia, un viottolo si dipana in un volgersi tra campi, orti, depositi, erbacce alte, luoghi dismessi e lasciati alla cura del sole rovente. Infine a fianco del grande capanno dell’Associazione La Formica Onlus vi sono le due casette in legno che si erano viste nel definire il percorso.
In realtà, nell’immaginazione che corre sempre oltre, sembravano accolte da un boschetto invece affiancano, in un paesaggio piatto e nudo, questo moderno capannone in cui si raccolgono e si distribuiscono oggetti e vestisti per contribuire a sostenere attività benefiche. Il sig. Olmi ci dice che in questi giorni sarà calda….
La casetta in legno che ci accoglie è molto bella e darebbe del proprio meglio se fosse in quel rovente del capannone lì adiacente. Poco accanto un gran parco verde si estende verso il fiume ma avrà bisogno di qualche generazione per dar modo alle piantine di crescere.
Un’ombra protettiva si sviluppa invece dalle persone che operano in questo Centro. La loro attenzione, premura e cordialità, riescono a dare al luogo quella preziosa qualità dell’accoglienza che lo contraddistingue.
Un giro in città per la cena dove l’unico ristorante, da Brunero, si affaccia sulla via infuocata dalla torrida giornata, ma nasconde, sempre al chiuso, un locale più accogliente che le mura rendono più fresco.
Si trascorre la notte nella solitudine di quella casetta fuori paese tra lo scorrere in lontananza dell’Arno e un paesaggio che suscita, con la sua marginalità, un senso di vaga inquietudine.