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Ottobre con il Ven. Tae Hye sunim

Indicazioni per la pratica di Dharma: ottobre 2018 (2562 E.B.):
Retta parola

 

All’interno dell’ottuplice sentiero vi sono tre stadi che si riferiscono al comportamento etico. Essi sono retta parola, retta azione e retti mezzi di sussistenza. Sulla retta parola il Buddha disse: ”Cos’è la retta parola? Astenersi dal mentire, astenersi da parole che seminano discordia, astenersi da parole ingiuriose, astenersi da chiacchiere oziose. Questa è la retta parola.”

Le quattro forme di parola non etica sono: 1. La parola falsa (mentire, esagerare, dare per vera una supposizione) 2. La parola maligna (diffamazione, pettegolezzo, parole che causano discordia e fraintendimenti) 3. La parola aspra (volgarità, sarcasmo, critica sprezzante, aggressione verbale) 4. La parola futile (parole inutili, chiacchere vane e stupide, vaniloquio). A volte si parla solo per evitare

Le quattro forme di parola non etica sono: 1. La parola falsa (mentire, esagerare, dare per vera una supposizione) 2. La parola maligna (diffamazione, pettegolezzo, parole che causano discordia e fraintendimenti) 3. La parola aspra (volgarità, sarcasmo, critica sprezzante, aggressione verbale) 4. La parola futile (parole inutili, chiacchere vane e stupide, vaniloquio). A volte si parla solo per evitare l’imbarazzo nel mantenere il silenzio, senza avere realmente qualcosa da dire.  Esattamente si dovrebbe dire “la retta comunicazione”, perché non comunichiamo solo con le parole, ma anche con espressioni, gesti e linguaggio del corpo, e oggigiorno si comunica molto via messaggini, e-mail eccetera.    

Dobbiamo essere consapevoli del modo e dei motivi del nostro comunicare.  Se il motivo è puramente altruistico, qualche volta è eccezionalmente giusto perfino dire qualcosa che non è esattamente vero.  Un esempio classico: nel bosco vedi una lepre, poi viene un cacciatore che ti chiede da che parte è andato la lepre; in quella situazione è eticamente corretto, per salvare la vita della lepre, mostrare al cacciatore la direzione opposta.  

La consapevolezza significa anche: 

- ascoltare con attenzione cosa dicono gli altri; molte volte persone che discutono su qualche argomento non ascoltano veramente, perché cercano di vincere la discussione e mostrare la loro superiorità, e così si spreca tempo ed energie in dibatti inutili;

- non credere di sapere sempre più e meglio degli altri, e di elargire “consigli” anche quando non chiesti

-  mantenere le promesse; se poi non sipuò fare quanto promesso, occorre farlo sapere;

- incoraggiare e ringraziare chi fa cose buone; è importante parlare anche di cose buone e belle, non solo criticare e ruminare le cose negative.     

Un praticante buddhista pratica la comunicazione assertiva: dice con chiarezza quello che pensa e ascolta gli altri. Non interferisce quando qualcuno sta parlando. Non parla in un modo o petulante, ma rispetta gli altri e si esprime rispettosamente soprattutto con i monaci e con le monache.  

Per la pratica del mese di ottobre consiglio di fare attenzione soprattutto alla comunicazione. Il praticante potrebbe ogni tanto leggere le seguenti parole del Buddha e riflettere: “Oggi ho praticato la retta parola, o ho fatto errori creando sofferenze agli altri?”   

  

Parole del Buddha (Anguttara-nikaya x.176): 

 

«Ecco, uno evita la falsa parola e si astiene da essa. Egli dice la verità, è devoto alla verità, affidabile, meritevole di fiducia, non ingannatore degli esseri umani. In un’assemblea, tra molti uomini, tra parenti e congiunti, in compagnia, alla corte del re, chiamato a dare testimonianza di ciò che sa, non sapendo risponde: ‘Non so’, sapendo risponde ‘So’; non avendo visto risponde: ‘Non ho visto’, avendo visto risponde ‘Ho visto’. Egli non mente deliberatamente, né per il proprio profitto, né per il profitto di qualcun altro, né in vista di una ricompensa.»

 

«Ecco, uno evita la parola divisoria e si astiene da essa. Ciò che ha udito qui non ripete là per causare discordia; ciò che ha udito là non ripete qui per causare discordia. Così rende concordi coloro che sono divisi, e coloro che già sono concordi incoraggia. La concordia lo rallegra, nella concordia si diletta, e con la parola egli diffonde concordia.»

«Ecco, uno evita la parola aspra e si astiene da essa. Egli dice parole cortesi, piacevoli a udirsi, amabili; parole che giungono al cuore, dilettevoli, amichevoli e piacevoli.»

 

«Ecco, uno evita le parole oziose e si astiene da esse. Egli parla al momento giusto, in accordo coi fatti, parla di cose salutari, parla del Dharma e della disciplina; le sue parole sono un prezioso tesoro, pronunciate al momento giusto, ragionevoli, misurate e assennate.» 


  

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