Il monaco “Nido di Gazza”, la meditazione di Tae Hye sunim per settembre
Le acque scorrono e i fiori sbocciano
(maestro coreano Bopjong 1982)
Durante la dinastia Tang cinese, c’era un monaco, maestro Zen Niaogua (“uccellino”), che viveva sui rami di un albero accanto a un nido di gazza. Dato che lui e le gazze andavano molto d’accordo, venne soprannominato Quechao o “Nido di gazza”.
Poiché i monaci Zen si impegnano a vivere una vita senza catene, totalmente al naturale, preferiscono ambienti naturali a insediamenti umani e città. Nei climi più caldi, potrebbero vivere in una grotta o in cima a un enorme masso.
Anche alcuni dei nomi dei predecessori Zen, come “Testa di pietra” e “Testa di roccia”, indicano l’impegno per l’ambiente naturale. Ma anche la creazione di un luogo in profondità nelle montagne si traduce in un certo grado di attaccamento. Per essere totalmente liberi da illusioni uno deve liberarsi anche dalle catene del desiderio stesso della liberazione, dal momento che tutte le catene e conseguentemente la sofferenza che ne deriva, sorgono dagli attaccamenti.
Un altro motivo per cui i monaci Zen preferiscono vivere con la natura è che la vita in un ambiente artificiale rende facile il cadere negli schemi umani del pensiero, inutili o concettuali. Quando vivi in natura con alberi o massi o lungo acque tortuose, la tua mente si spalanca mentre guardi la realtà dell’universo.
L’urbanizzazione e l’industrializzazione richiedono che le religioni in qualche grado devono adattarsi ai tempi che cambiano. Tuttavia, è bello vedere che le tradizioni dei monaci Zen siano ancora preservate nella forma, nonostante i cambiamenti.
Durante le sessioni di meditazione di tre mesi, i monaci, con non più di uno zaino, vagano senza meta da un tempio all’altro e di montagna in montagna come uccelli migratori, facendo progressi lungo il loro percorso. Da questo punto di vista, è facile capire che lo Zen è dedicato alla ricerca della verità, piuttosto che alla propagazione.
I cuori svuotati di ogni egoismo comunicano più facilmente. I cuori immacolati rendono possibile la comunicazione tra specie diverse, come persone e uccelli che vivono insieme sugli alberi. San Francesco d’Assisi fu un esempio perfetto di vivere secondo natura. Gli uccelli che si posavano sulle sue braccia e spalle erano la prova della fiducia reciproca che conquistano i cuori immacolati.
Per quanto riguarda il monaco “Nido di gazza”, un giorno un importante funzionario governativo, anche noto come poeta, venne a chiedergli: “Qual è il vero significato del Buddismo?
“Non fare il male. Fai il bene” rispose Nido di gazza.
Questa non era la risposta che un eminente funzionario del governo, che si era preso il tempo di cercare il monaco, si sarebbe aspettato. E si sentì deluso. Era una risposta semplice che chiunque nella società secolare avrebbe potuto dargli. Aveva sperato in una risposta molto più profonda per ciò che concerne i fondamenti della mentalità buddhista. E così replicò gridando: “Anche un bambino di tre anni lo sa”.
Il monaco rispose piuttosto seriamente: “Sì, tutti i bambini di tre anni lo sanno, ma anche un ottantenne trova difficile metterlo in pratica”. Quelle parole davvero colpirono il funzionario. Si prosternò completamente ai piedi del monaco. La lezione era stata abbastanza chiara: le azioni devono corrispondere a ciò che dici. Sapere semplicemente qualcosa è senza valore se non lo metti anche in pratica. Una cosa è capire i principi, poi però ci vogliono sforzi ripetuti per rendere il tutto parte integrante del tuo stile di vita.
Gli insegnamenti del Buddha sono più di ottantamila, ma andando oltre, dicendo a un alto funzionario di governare virtuosamente, piuttosto che molestare la gente con ingiustizie, era la risposta perfetta alla sua domanda. Il monaco stava facendo qualcosa per cui il Buddha stesso era rinomato: adattare i suoi insegnamenti alle persone in base alle circostanze. La premessa di base sia delle religioni che delle società in generale è che le azioni sono più importanti delle parole. Attuando saggezza, amore e virtù è essenziale.
E nel buddismo Zen, se una persona sperimenta la verità ultima, è un suo dovere diffondere questa verità. Questo è il vero Dharma e vera verità: che è il significato di “ritornare al mercato” che si trova in una serie di dipinti Zen di Icone del bue.
Muovere la bocca senza fare una sola cosa per concretizzare una verità non è né Zen né religione. Se lo Zen si limitasse all’illuminazione, non sarebbe nient’altro che una filosofia. Invece lo Zen può diventare vera religione perché vi è racchiuso all’interno un grande cuore compassionevole.
Lo Zen autentico, piuttosto che nutrirsi di sole parole, si manifesta concretamente. È vivere momento per momento, mostrando la propria vera natura attraverso le proprie azioni, vivendo nel qui ed ora. Una cosa è dire che dovresti evitare il male e fare il bene e un’altra cosa è farlo veramente. Ci sono molte cose nella vita per le quali essere grati, ma ci sono anche molte trappole. E se non siamo del tutto consapevoli continuamente e se non sappiamo come controllare i nostri cuori, non sapremo mai quando cadremo in una trappola. Dobbiamo essere pienamente consapevoli dove siamo, in continuazione, se vogliamo evitare il male e fare il bene. Anche nelle montagne più remote dove le persone non sono mai giunte, le acque scorrono e fioriscono i fiori.