purusha, atman, brahman. Upanishad Brd. II, 5
Siamo nella Brihadaranyaka Upanishad al Quinto brahama della Seconda lettura. L’elemento che mi acompagna nella lettura di questo paragrafo sono suppergiù tre momenti.
Il primo è il ritorno, alla fine di ogni verso, della dimensione dell’assoluto, del Tutto. Questa viene ribadita dicendo che “costui medesimo è lo atman, è l’immortalità, è il brahman, è il Tutto”. Con il “costui medesimo” ci si riferisce ai diversi aspetti della natura elevati alla pienezza del braman. Il passo in più è quello di considerare ognuno di questi parte di quel particolare ‘Tutto” che è l’individuo, o meglio la sua anima, o meglio quella sua particolare dimensione “immortale”. Il brahman è l’Assoluto, il Tutto, di cui ogni cosa è parte e al contempo da esso trascesa. L’Anima individuale e lo Spirito dell’universo sono entrambi partecipi di questo “costui medesimo” cui si accennava.
Il secondo momento è l’esame dettagliato di ogni aspetto della natura. La terra, le acque, il fuoco, l’aria, il sole, i punti cardinali, la luna, il lampo, il tuono, l’etere, la Legge Universale – il Dharma, il Vero – satya, l’umanità, sino a giungere allo atman stesso di ognuno. Si dice che questio atman è miele per gli altri esseri e gli altri esseri sono miele per lui. Anche in altri punti di questa Upanishad vi è questa disamina meticolosa di tutti gli elementi, qui è per sottolinearne il mutuo ruolo di essere “miele” l’uno per l’altro.
In terzo luogo mi sembra importante coglierle che in ognuno di questi elementi vi è l’anima individuale e personale, vi è il purusha che è fatto “di splendore e di immortalità”. Il purusha è la fusione di ogni singolo aspetto della natura e trova in questo sè individuale, la dimensione del Tutto, il sè nel Sè . Purusha e atman sono entrambi aspetti dell’anima. Il purusha in questo contesto dà voce all’anima nella sua connessione con gli elementi mentre lo atman è più rivolto al brahman.
Riporto parte degli ultimi versi di questa Seconda lettura, quinta raccolta.
“Lo atman è il miele per tutti gli esseri e tutti gli esseri sono il miele per lo atman; quel purusha fatto di spllandore e di immortalità che risiede nello atman, il quale è anche quell’essere fatto di splendore e di immortalità che è lo atman (il Sè), questo medesimo è lo atman, che è immortalità, che è il brahman, che è Tutto – 14”
“Questo atman invero è il Signore di tutte le creature, è il re di tutti gli esseri. E come tutti i raggi di una ruota sono contemporaneamente infissi nel mozzo e nel cerchio della ruota, così pure in questo atman sono infissi tutti gli esseri, tutti gli Dei, tutti i mondi, tutti i prana (soffi vitali), tutti i singoli individui – 15”
”Si tratta di quel miele del quale parlava Dadhyana Atharvana con gli altri Asvin. Intuendolo, lo rishi disse loro: ‘Cittadelle (puras) egli fece bipedi, cittadelle egli fece quadrupedi; facendosi uccello egli penetrò come purusha in queste puras’. Egli è infatti il Purusha che, come castellano abita in tutte queste puras. Nulla esiste che da lui non sia ravvolto, nulla esiste che di lui non sia riempito – 18”
”Si tratta di quel miele del quale parlava Dadhyanc Atharvana con gli altri Asvin. Intuendolo, lo rishi disse loro: ‘Esso si fece forma secondo ogni forma, quindi rese questa percettibile; come Indra con le sue magie, egli procede secondo forme infinite, diecimila destrieri sono per lui attaccati.’ Egli stesso è questi destrieri; diecimila significa innumerevoli, illimitati. Esso è il brahman cui nulla precede e nulla segue, privo di interno, privo di esterno; esso è lo atman, il brahman, onnipercipiente. Tale è l’insegnamento – 19”