Icona IX Orienteering, Non contiene un grano di polvere – I dieci quadri della cattura del bue
Scelta a caso tra le dieci icone, una tassera per costruire all’impronta il puzzle dell’esistenza. Sarà dopo questo ‘incontro’ che si leggerà l’insegnamento dei Maestri.
“Orienteering: Icona IX, La Cattura del Bue – questi articoli sono un gioco che ci farebbe piacere condividere con voi. Abbiamo tratto a sorte una Icona e ci siamo messi ad osservarla, come si fa per trovare il sentiero nei nostri cammini senza la Carta topografica. Abbiamo quindi espresso le nostre osservazioni, abbiamo notato i particolari e abbiamo messo giù la nota che segue. In un secondo momento ci siamo confrontati con il testo, non facile, dei due Maestri, uno in poesia e l’altro in prosa. Perchè non partecipate anche voi al gioco? Che cosa vi dice questa Icona trovandola lungo il vostro percorso spirituale? Fateci avere una vostra nota su info@lapagoda.org. In un secondo momento qui sotto approfondiamo il tutto con le diverse traduzioni e con gli studi relativi. Per altre tavole già commentate vai su Cerca – Orienteering o Bue”
Che cosa accade in questo quadro? Non ci sono più né uomo né bue. Primeggia la natura. In primo piano, nel cerchio centrale, un albero dal tronco contorto nella sua crescita da tempi senza inizio. Solo lui. Sullo sfondo un pallido boschetto e oltre ancora si vede il vuoto indistinto di una ‘presenza’. Lo sfondo ravviva il primo piano e lo rende ancor più imponente. Esso stesso, nella sua assenza, ci racconta la saggezza di una storia che dall’eternità sostiene e manifesta. Il vuoto è la realtà. La realtà imponente che affonda le proprie radici nella roccia, si sviluppa e si attorce in se stessa con due cerchi. Sono due lenti senza soggetto né oggetto. Chi contempla e chi è contemplato sono assenti. Vi è solo l’allusione ad un messaggio che si conclude proprio lì. Davanti e dietro quegli ‘occhiali’ c’è solo natura che ci impone di guadarla nella sua potenza che riassorbe ogni dualità. Chi guarda questa icona rimane nel silenzio di una domanda senza risposta e senza tempo. Lo sguardo del bovaro si è dissolto, così come quello del bue. Quell’albero e quelle radici sospendono ogni domanda e la tramutano nella profondità della contemplazione. Il divenire e lo scorrere del tempo si dissolvono ed echeggia il suono primordiale della natura.
Dicono i Maestri
SHUBUN e SESSHU (XV sec.)
ICONA IX Catturare il Bue
con i Testi originali
Ritornato alle radici, risalito alle origini, il lavoro risulta inutile.
Lottare in questo modo è come essere inferiori ai ciechi e ai sordi.
Nel centro della capanna egli non vede nè la capanna nè il mondo esterno.
L’acqua di per sè è immensa, il fiore è di per sè rosso.
Finalmente la battaglia è conclusa. Verità ed errore non ritornano più. L’uomo canta filastrocche campestri dei boscaioli e intona col flauto motivi semplici di bambini. Di traverso sul dorso del bue contempla l’alto cielo. Chiamato non si volta indietro, liberato non resta più prigioniero.
Un omaggio va a Migi Autore che ha lavorato assiduamente a diffondedre quest'opera