Vesak a La Pagoda, sabato 25 maggio 2024
Appunti e video https://youtu.be/eK_bdSC_5dA?si=e8FuecHKImrGolDw
Ora 10.30. E’ l’orario di appuntamento e puntuale giunge un’auto, dà modo ad una persona di scendere, prima di girare e ripartire. E’ un mio carissimo amico, ogni anno ci diamo l’appuntamento e di Vesak in Vesak ci ritroviamo a La Pagoda. Più cose ci legano, un’amicizia che da anni si rinnova e le parole delle sue poesie sono la trama dei nostri incontri. E’ una gioia rivederlo.
Il tempo non decideva quale piega prendere, comunque era mite pur nuvoloso qua e là compariva una striscia di sole. Per essere all’altezza della situazione, sul tavolo in veranda un the verde ha accompagnato il nostro incontro e con l’intreccio garbato delle parole abbiamo passato più di un’ora. Abbiamo ricordato scherzosamente il Vesak precedente in cui dopo un pranzo riccamente condiviso siamo rimasti solo noi due!!!
Vicendevolmente ci siamo scambiati un ‘premio fedeltà’ o comunque quell’innegabile gioiello di una condivisione amicale. Era mezzogiorno e qualche perplessità cominciava a ravvivare la mente … quale ristorante sarà aperto e quale farà servizio di asporto dato che nessuno di noi disponeva lì per lì di una macchina. Nessuno!!! Per il pranzo qualcosa da mettere in tavola avevo preparato ma avrebbe avuto più il sapore di uno snack al bar che di un pranzo di Vesak!
Due ragazzi compaiono con delle pentole in mano … la Comunità del Bangladesh è giunta! Con un colpo d’occhio abbiamo capito il motivo del ritardo! Quante pentole, quante terrine e ciotole e quanto ancora! Facevano spicco i molteplici colori della frutta da offrire al Buddha, come è usanza nella loro tradizione. Dopo aver reso ossequio al Buddha neanche il tempo di salutarci e abbracciarci o di scambiare un segno di affetto … che spariscono nuovamente! Con una rapidità inaspettata le persone hanno smesso la loro presenza fisica per trasformarsi nella corrente di un fiume, nella saetta di un fulmine. Siamo rimasti con la nostra tazza di the in mano, disorientati al cospetto di un flusso che coerentemente dava forma alla Sala di meditazione e alla … cucina.
Che dire… i tappeti dall’armadietto si disponevano nel pavimento, sull’altare scomparivano gli oggetti abituali e restava uno spazio vuoto e pulito in attesa di qualcosa di inaspettato, dalla cupola scendevano fiori di origami mentre pentole e ciotole ordinate tra loro trovavano la loro collocazione in cucina. Qui la miglior frutta di stagione compariva sul tavolo pronta per essere trasformata da abili mani in decorazioni, ognuna diversa, per rendere Omaggio al Buddha.
Giungono altri amici italiani con pietanze ricche e colorate o con confetture confezionate con cura artigiana. Tutto confluisce ad arricchire una cucina pronta a regalarci la sua esplosiva originalità. Passato mezzogiorno l’atmosfera, dai più piccoli ai più grandi, si fa quieta. Ci disponiamo in una lunga fila, uno accanto all’altro. Dalla cucina escono quei bellissimi doni di frutta al Buddha che abbiamo appena intravisto nella loro preparazione. Di mano in mano piatti e incensi passano, con le mani giunte nel gesto di un loto, fino all’altare.
In un battito di ciglia il vuoto dell’altare si trasforma nel suo opposto, in un giardino con frutti dalle forme più varie elaborati dalle fervide mani della preghiera. Ci sediamo e gli amici del Bangladesh guidano la meditazione. Recitano i Sutra in pali e per noi italiani l’intensità delle loro parole sono occasione, superato l’inevitabile disagio, per vivere in modo diverso le preghiere del Vesak. Dopo questa recitazione un amico ravviva ulteriormente l’atmosfera della preghiera e del raccoglimento con la semplice sonorità prodotta dalle proprie corde vocali. Senza parole, sussurrando in modo chiaro e distinto, riecheggia il Canto ad Avalokiteshara, il Buddha della Grande Compassione, nella sala una voce l’accompagna con un canto che sembra giungere da lontano. Si crea un raccoglimento quieto e silenzioso che pervade la sala.
Quelle pietanze che sono comparse dal nulla con l’arrivo dei primi due bambini … eccole che ora, arricchite dalla cucina italiana, vengono disposte sui tavoli all’aperto. Il sole rende la permanenza all’esterno confortevole e un cerchio di sedie è pronto ad accoglierci per assaporare … e non solo … i piatti che più mani avevano preparato. Dopo il pranzo la Comunità del Bangladesh ci lascia. Come sempre si prendono cura di lasciare tutto pulito tanto che il Tempio non sembra aver vissuto momenti così vivaci fino a poco prima.
Nel frattempo giungono altri amici e si apre lo spazio pomeridiano. E’ il momento in cui creatività, cultura, yoga e meditazione si intrecciano in un messaggio donato allo spazio, al tempo e alla nostra presenza qui e ora. La lettura delle poesie smussa la rigida struttura della parole, la recitazione sospinge l’animo oltre i confini, con lo yoga, semplicemente seduti, diamo espressione al nostro corpo. Una pioggerella leggera ci riconduce nella sala del Tempio dove più raccolte sono risuonate le vibrazioni della campagna tibetana e con loro il nostro commiato.